17/04/16

Nascita e abbandono.




       Come fili di lana tenuti a milioni in tensione lungo la vita. Le due mani, milioni di mani sostengono, nascita ed abbandono, consentendoci di tanto in tanto, per periodi più o meno lunghi, di incontrarci come fili che si sovrappongono, e di contravvenire alla regola prima dell' universo: la solitudine intellettuale. Mescolandoci in incontri empirici o spirituali, si affonda dentro rapporti empatici dove trova nutrimento e comprensione, disincanti, illusione e persino la solita elettricità. Come scosse flettono e una corda pizzicata produce un suono, quel suono. E' la casa del benessere e dello stato emotivo quieto, quello che usa definire tranquillità, ma che e' concretamente soltanto l' immagine più nitida della gioia.
Un alveo di equinozi e precessioni scuote quel filo tentennante fino a farlo scontrare con altri, arrivando a vivere per degli istanti medesime esperienze ma da punti di vista sovrapposti e differenti. Immagini e corde, vigile razionale ipocrisia, sciolgono addensando i pochi elementi che suggellano ed in qualche modo blindano quelle frazioni di felicità incontrata e condivisa. E allora le noiose sponde di un confine che si vanno immergendo nei limiti dell' altro sfociano ed affogano nelle altrui realtà, proiettandole più lente sulla propria, dove il contesto della comprensione e del condividere si annulla aprendosi ad un riflesso basso di tono nel quale altra essenza convoglia iniziando ad appartenere come fosse propria.
Tessuto e riscontro, flette, stucca e si allenta sfibrandosi come l' infinita colla di esperienze che si susseguono nell' attraversarsi. Mani in trasparenza sorreggono e nel ricordo ascoltano percorsi dal principio all' epilogo. Polveri e ghiaccio, vento e fiati gorgogliano dentro storie di singoli che interessano a tutti e di tutti che non importano a nessuno. Pietire momenti e comprimere intensità di storie dentro parti compresse di tempo, così come abbandonarsi ad una raffica di vento che si lascia attraversare o che ci guida. Crepitii dell' anima e solerzie nuove verso intrinseci dilemmi che rischiarano il passaggio sul trascorso. Vergini attimi che come flash di luce attraversano nuove epilessie degli occhi mentre il respiro si stringe favorendo i canonici vortici di un dubbio che viene dissipato come nebbia che si dirada.
Quei passaggi silenziosi entro le nostre elettricità ci consentono di affiorare come ninfee sul pelo di un' acqua placida, un universo nuovo e madido di vagiti e dipartite che si inseguono come le pagine voltate di un libro che sono mosse dal vento. Attraverso le nuove consapevolezze affiora anche una lama d' inchiostro che come spada lede ed attacca e para, al cospetto del sogno rimasto osceno dentro uno spazio non compresso ove si abbandona. Persia, e sue sete. Come quegli aliti, come una leggera brezza che nemmeno increspa, ma che però nutrendo alimenta le speranze di un complesso micromondo che e' l' ego. Verità celate fra gli incontri di tessuto, come nodi di fiori che perdono petali e sostanza fra le righe di una stampa quasi evanescente. Sommità e disbrigo pratiche in un afoso umido incauto mescolarsi di necessità e chiavi di lettura. Vivide, liquide esigenze, che come tutorial si confronta e ascolta silenzioso la sua direzione ed il pizzico di quella corda insieme alla sua intensità. Quel suono, primordi, e riconoscere all' interno il domicilio di un pensiero coltivato e conservato nello scrigno del non detto mai che va incontrandosi con la voce sempre urlata.

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