14/10/15

Il Gabbiano di St. Govans.




            Pensare che eravamo giunti lì a Broad Haven quasi per caso, e mentre gli altri avevano deciso di visitare la cappella di S. Giovanni, Saint Govan da quelle parti, io mi ero ritagliato un piccolo spazio soltanto per me. Non avrei mai immaginato di poter trovare una scena simile, così perfetta, dove anche il taglio della luce e l' intensità della stessa mi avevano regalato un brivido che mi aveva fatto sedere su una pietra. Ero rimasto lì piantato a guardare l' andirivieni feroce delle onde verso i cliffs che, evidentemente mangiati da tale potenza, lasciavano massi a terra chissà da quanti anni, ma l' impressione e' che ne potesse frantumare ancora in quei pochi secondi. Le striature orizzontali della pietra raccontavano una costa sofferente, che sotto il gioco delle intemperie, non solo l' aggressività del mare, aveva modellato se stessa come per essere un gioiello incastonato in una roccia grande come il Galles, un gemma.
Io volevo una fotografia interiore di quegli attimi, dovevo trattenere quelle sensazioni senza permettere che se ne andassero. Ero inserito e parte integrante di un quadro dove il movimento del mare e gli spruzzi dell' acqua, mescolati al vento, sembravano migliaia di persone sulla Fifth Avenue di New York, quando pilastri enormi come grattacieli rimanevano invece immobili ad osservarli.
E il rumore delle onde che si infrangevano, quel friggere per poi scontrarsi e rilasciare. Conservo ancora l' eco di quel subbuglio, e pensandolo come se fosse in me, mi avvito nell' idea di quel quel vento che mi stava circolando intorno. La traccia della marea, e quel mare rigonfio che si appoggia, la schiuma bianca che salvifica ed ossigenata si allontana per poi rapprendersi in una fila uniforme di bavetta equidistante e curva. La danza di un colosso che giunge per poi fiottare ed essere sputato via. Lì sono i miei occhi, lì la mia pelle, lì le mie idee. Abbottonato e pertinente mi abbandono solo per provare a ricordare, a ricreare quello che in quel preciso momento riesco a provare, mentre un gabbiano planando si avvicina e mi scruta come per rivendicare il proprio spazio su quella pietra che potrei avergli rubato. La curva del suo volo e' assecondata dalla sapiente maestria con la quale impiega i suoi arti, una virata con la coda, il suo timone, e mi lascia lì a riflettere pensando che quel volo lo vorrei provare anch' io.
Rette incastonate nella pietra e di nuovo mi rituffo in quella fila di momenti tutti miei. Per un attimo il mio sguardo si perde nell' erba che ho vicina e che del vento impazza, ma poi una nuova onda si dilata squarciandosi nell' umida parete e quel fragore mi riaccende l' anima pensando che un istante così ricco e' un dono che non posso mai permettere di trascurare.
Il maglione si gonfia e ad un tratto mi volto come se mi sentissi spiato dallo sguardo dei miei amici risaliti dalla visita nella cappella. No, ancora nulla, ed uno strano compiacimento mi abbandona nuovamente a quell' idea di assoluto che in quel momento rappresenta quel connubio fra me, quella parete striata impilata come una risma di fogli colorati e lo schiumoso avvelenato mare che la infrange. Crepitii ed altri gabbiani disegnano la vera traiettoria di una libertà mai posseduta. Li osservo in una immagine coerente di quel tutto, e come tanti flash li blindo conservandoli nel file di quei momenti senza maschera che ricerco e che io adoro accumulare. La ferocia di quei contrasti e al tempo stesso l' equilibrio e la complicità. Il senso e' il pesce e il nutrimento. Il senso e' il volo e quel dannato vento. In quel punto, in quella pila di attimi che sto mettendo via, io riconosco il senso del confine e nella pila che sorregge quella costa e che resiste ascolto i limiti di una consapevole tortura. Anime che respirano fra i flutti, il volo di un gabbiano che rimane fermo a lasciarsi trasportare. Essenza e peso specifico che non obbediscono a leggi matematiche ma solo al grido di libertà che in quel momento io assaporo insieme al tutto e dal quale non vorrei mai andare via.





Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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