27/10/15

Il cercatore di momenti.




         Come l' estuario di una profonda e lacerata passione il letto del fiume ascolta ed i ciottoli si muovono grazie alla corrente. Le placide acque rinverdiscono sapori estinti e le vegetazioni rinnovano quel rito di fecondità dentro un' idea oramai stantia. Il ricordo dei torrenti prima e delle confluenze poi, riscaldano quelle acque cadute e le allontanano da quei lembi di terreno con le vette nevicate a terra, che si stagliano lì all' orizzonte, quasi come fossero precipitate giù dall' alto. Come uno strappo verso il cielo aiutano quel rumore che trascorre ed attraversa. Aprendosi al volume e a quella nuova intensità di luci e di colori che dal gelo si era sciolta, per raggiungere le pietre lucide come un ascolto primitivo di quei corpi elettrici. Trasparente purezza passa e si trova ad accarezzare il tempo, su quelle pietre antiche che confermano la nicchia di un trascorso andato via. Gorghi e rigagnoli si alternano a luminescenti chiare lagune per poi tornare a convogliarsi in un' aggressivo ed impetuoso sputo di gelati e precipitosi fiotti che assottigliano la resistenza delle vecchie rocce.
Coriandoli di cime corrono dissolvendosi fino alla valle. Così allo stesso modo l' impeto remoto che ci attraversava ora si blocca e si dilata, lasciandosi alle spalle quell' idea di noi che sembra andata, e come un' ombra flebile attraversa gli occhi di una stanca e logora agonia dentro gli sguardi persi. Cotone estirpato alla pianta, nient' altro resta, se non quell' ulteriore lembo di tessuto che ci illude che ci vesta. Madide labbra assetate ad una foce di un immensa bolgia si dissetano per poi cadere nella quiete immobile di infiniti ciottoli che stanchi si depositano piatti. Corsare levigate correnti attraversano e da testimoni di una finta scena allevano verdure e dondolano. Come un sipario le strade si dimenano fra il lento andare e quella rigogliosa sponda. Infiniti suoni immobilizzano per poi stracciare il tempo in un abbaglio. Al sole e alla notte non occorrono le intensità stordite di un' eco lontana. Sciami di gocciole coinvolte si assembrano per raggrupparsi in onda unica che corre via. Quasi malinconica va via da quelle nuvole di un elettrico viola che accompagnano il calare della notte. In cerchi concentrici di suggestive immagini riflesse la Luna come orde di guerrieri riflette il fondale creando un quasi giorno che sa di aurora. Imperitura luce, fra le notti aggancia stati d' animo compressi che aggiungendosi alla lucida incoerente trasparenza vede tutto opaco.
Stanche le membra ed esplose le sue volontà riaffiora l' argine come nel bosco un orso si impatta un albero da frutto. Chiara imperitura Luna accende, e attende che quel nuovo giorno sorga fra le danze di un ruscello e l' esplosione di cascate giunte a terra. Condito il tutto di una sana volgare intensità di voglia, torno ad accarezzare quel silenzio che dissipa il tutto concentrandomi su quel che resta e tralasciando quanto di inutile si e' allontanato fino a giungere al principio, lì, quand' era nulla e non si rifletteva nelle notti insonni di un audace cercatore di momenti.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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